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La mancanza dei dati è costata 20 miliardi di dollari

Editoriale a cura di Marco Cambielli

Con la frase del sottotitolo l’editoriale pubblicato sull’ultimo numero del BMJ (BMJ 2014;348:g2695) introduce al  commento dei risultati di due revisioni pubblicate sullo stesso numero del giornale relative alle prove di efficacia e sicurezza degli antivirali inibitori della neuramidasi (oseltamivir e zanamivir) desumibili non solo dagli studi randomizzati pubblicati, ma anche dai dati relativi a tutti gli studi randomizzati condotti, richiesti con un’ampia campagna di pressione su GSK e Roche perché mettessero a disposizione anche i risultati non pubblicati, forniti recentemente agli Autori dalle Companies interessate.

La revisione pubblicata il 10 aprile (BMJ 2014;348:g2545) sostiene che Tamiflu® sarebbe in grado di abbreviare il decorso dell’influenza al massimo di un giorno e mezzo e che non ci sarebbero prove di una utilità nel ridurre le complicanze correlate all’influenza, né i ricoveri. In più il farmaco sarebbe gravato da effetti collaterali quali nausea e vomito (nel 4-5% dei trattati), ma anche cefalea, disturbi psichiatrici e complicanze renali. La stessa revisione osserva che questo farmaco, usato in prevenzione riduce i sintomi dell’influenza, ma che non è chiaro se sia in grado di ridurre i portatori del virus e dunque il suo contagio.

Un’analoga revisione dei dati relativi a Relenza®  evidenzia un profilo di sicurezza migliore, secondo gli autori correlabile alla sua scarsa biodisponibilità, anche se il farmaco, che riduce i sintomi giusto di poco più di mezza giornata, non si dimostra in grado di ridurre le complicanze dell’influenza o i ricoveri in ospedale o la morte correlata (BMJ 2014;348:g2547).

Le conclusioni cui arrivano gli autori, dopo un’estenuante valutazione di tutta la mole dei dati a disposizione, sono che il profilo di efficacia /sicurezza di oseltamivir e zanamivir è difforme da quello che ha indotto le Autorità di molti Paesi, in occasione dell’epidemia da virus H1N1 all’acquisto e stoccaggio di milioni di dosi di questi farmaci con una spesa di 20 miliardi di dollari.

Dai dati pubblicati dal BMJ questa settimana risulta che i dati resi pubblici, a suo tempo, trascurando i dati non pubblicati, avevano prodotto una sovrastima nella riduzione dei rischi delle complicanze dell’influenza, come la polmonite ed i ricoveri ospedalieri, da parte di questi farmaci, trascurando gli aspetti relativi alla sicurezza, rappresentati dalle reazioni avverse.

Viene rimproverato, nell’editoriale, l’insufficienza della valutazione dei dati presentati dalle industrie implicate: le Autorità, viene affermato, hanno la responsabilità di proteggere i cittadini, anche di fronte all’industria che ha come mission naturale il compito di promuovere la vendita dei propri prodotti.

Viene quindi sottolineata la questione cruciale ancora presente circa la possibilità di un’analisi indipendente, di rapido accesso, di tutti i dati raccolti dall’industria, invocando iniziative poste a tutela dei cittadini da parte delle Autorità regolatorie.

Per evitare quindi in futuro ulteriore spreco di risorse pubbliche, determinato dall’acquisto di prodotti con insufficiente profilo di efficacia e sicurezza, un tema etico e sociale di primaria importanza, il direttore di BMJ, F Goodlee, afferma infine che qualunque decisione futura sull’acquisto e l’impiego dei farmaci, in particolare se di massa, dovrà basarsi sul quadro completo delle evidenze, sia quelle pubblicate che non.

E ciò implica la collaborazione indispensabile di tutte le aziende farmaceutiche

A questo punto è opportuno segnalare un articolo di metanalisi pubblicato su Lancet Respir Med. il 19 Marzo, http://dx.doi.org/10.1016/ S2213-2600(14)70041-4, dichiaratamente sponsorizzato da Roche, che presenta i dati di riduzione della mortalità in pazienti ospedalizzati per l’influenza H1N1 e trattati con inibitori della neuramidasi.

La metanalisi dimostra che nei pazienti ospedalizzati il trattamento precoce (entro 2 giorni rispetto a 5 gg dall’insorgenza dei sintomi) con inibitori della neuramidasi, diminuisce significativamente la mortalità negli adulti, ma non nei bambini, rispetto al non trattamento.

La metanalisi è stata condotta su 29 234 pazienti rispetto ai 168 117 pazienti teoricamente eleggibili, solo su pazienti ospedalizzati, escludendo il trattamento ambulatoriale, e non compie un’analisi specifica sull’importanza che possa avere avuto il co-trattamento con antibiotici e/o steroidi nei pazienti trattati anche con questi farmaci.

Ciò limita l’importanza del dato in termini di significanza e di traducibilità nella realtà quotidiana anche ambulatoriale e non si presta ad una valutazione per un uso di popolazione come previsto per il caso dell’H1N1.

In un’ultima analisi, anche questi ultimi dati sono largamente insufficienti per un uso diffuso di questa classe di farmaci, con evidente risvolto nella medicina territoriale e nell’impegno economico diffuso, eticamente sostenibile, degli Stati.