È passata al Senato la prima approvazione del decreto sulla Spending Review che contiene la norma sulla prescrizione dei farmaci a carico del Servizio sanitario Nazionale.
Numerose voci hanno protestato con argomentazioni assolutamente reali l’iniquità del provvedimento, che meritano però alcune sottolineature.
- I nuovi pazienti devono avere una ricetta con la denominazione comune internazionale del principio attivo del prodotto, lasciando la medico la «facoltà» di indicare il nome del farmaco di marca. E la sua indicazione diventa vincolante per il farmacista se accompagnata con una «sintetica motivazione» della cosiddetta «clausola di non sostituibilità» del prodotto prescritto. Cosa si intende per “ sintetica motivazione?”. Dobbiamo limitarci esclusivamente alla diversità degli eccipienti che possono creare danni al paziente? Come accettare un aggravio burocratico ulteriore da parte di una categoria, quella medica, che non trova motivazioni riguardanti la salute nelle continua sarabanda di norme che si susseguono?. Si afferma che l’aumento della prescrizione del farmaco generico può portare ad una contrazione del prezzo di riferimento che sarebbe reso possibile da un aumento dei volumi di vendita. A parte il fatto che il mercato dei farmaci generici è internazionale e non certo limitato all’Italia, non ha forse l’AIFA determinato da pochi mesi l’allineamento dei prezzi dei generici ai prezzi europei? Dobbiamo ritenere che in Italia si sovvertano le regole del mercato e nel dolce Paese si possano vendere generici a prezzo minore del resto del continente? È difficile pensare che ciò sia possibile, essendo la quota di mercato italiano comunque ridotta, anche se subisse forti incrementi, rispetto al totale, almeno europeo.
- La norma non fissa criteri circa la possibilità che il farmacista dispensi al paziente i farmaci che si trova al momento nel suo negozio: rimane insoluto il problema del paziente che passa da un generico prodotto in Germania ad uno prodotto in Israele o India senza accorgersi che si tratta di prodotti che possono essere simili, ma che possono non essere tali ( si consideri il fenomeno del bio-creep.) Perché non poter prescrivere il branded equivalente che non comporta maggior rimborso da parte del SSN che invece dà sicurezza di continuità terapeutica, anche se a prezzo, solitamente, di un modestissimo costo per il paziente? È esperienza comune che i pazienti presentino al medico generalista, per il rinnovo delle prescrizioni, due o più richieste per farmaci essenzialmente simili e tutto va bene finchè non ci scappa un danno grave al paziente, di cui il Sistema dovrà rendere conto, non essendo possibile che il medico si rechi a casa di ogni singolo paziente a somministragli i farmaci necessari.
- La norma con buona probabilità non porterà grande benefici alle finanze dello Stato, ma porterà sicuramente vantaggi all’industria del generico e compenserà i farmacisti ampiamente dei piccoli sacrifici chiestigli, permanendo la modalità attuale di approvvigionamento che permette una scontistica variabile nell’acquisto dei prodotti da parte dei farmacisti ( che ovviamente sceglieranno il generico al momento più scontato, da rivendere).
- La norma danneggerà i cittadini, soprattutto i più anziani e meno accorti, della cui realtà sanitaria pare che interessi solo il lato economico; inoltre aggraverà ulteriormente l’attività dei medici di famiglia appesantendo anche le procedure più semplici ed espropriandoli dalla possibilità reale di prescrivere un determinato farmaco, visto che poi deciderà il farmacista.
Come già autorevolmente ricordato da Altri, la Corte Europea ha ‘escluso la possibilità di lasciare al farmacista la scelta del farmaco da somministrare al paziente, mantenendo invece in capo al medico l’esclusiva responsabilità terapeutica’” La norma approvata al Senato come può essere considerata corretta in riferimento al rapporto duale medico-paziente, di cui non si trovano tracce di considerazione?
Siamo sicuri che la norma votata al Senato, in riferimento alla prescrizione dei farmaci a carico del SSN, se confermata alla Camera, comporterà benefici generali ai cittadini? Abbiamo motivo di pensare che danneggerà i più, per favorire i pochi che hanno maggiore capacità di lobbing.
E ciò non è accettabile per tutti i motivi enunciati.
È urgente che si realizzi anche nel nostro Paese un modello organizzativo
della produzione e/o distribuzione dei farmaci, che garantisca il ruolo prescrittivo del medico nell’ottica di una protezione del soggetto sottoposto a cure, rispettando una necessaria gestione delle risorse.
Marco Cambielli
Vice Presidente Nazionale Snamid
Responsabile Area Farmaco