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A cura di: Marco Cambielli – Vice Presidente SNAMID Nazionale.

L’invecchiamento dei medici che si stà verificando in Italia è un problema in comune con altri Paesi Occidentali. Quello che si stà ipotizzando negli USA, di fronte all’invecchiamento della popolazione medica, non comprendo solo un processo di verifica delle competenze professionali. Infatti i sostenitori della sicurezza del paziente, gruppi di consumatori e responsabili politici, hanno messo in dubbio che i medici più anziani mantengano la necessaria capacità cognitiva e motoria per continuare a fornire un’assistenza sicura e competente: ciò può essere comprensibile in una società che voglia le massime garanzie in funzioni preziose e delicate come quella del medico e che pratica regolarmente programmi e tests di rivalutazione dei professionisti.

Sul tema è possibile consultare l’articolo pubblicato su JAMA del 28 Dicembre 2015: The Graying of US Physicians. Implications for Quality and the Future Supply of Physicians. JAMA 2015. doi:10.1001/jama.2015.18248.
Nel 2012, è stato stimato che il 26%, quasi 241.000 medici autorizzati attivamente negli Stati Uniti avevano più di 60 anni. In risposta, l’American Medical Association ha annunciato l’intenzione di identificare le organizzazioni che dovrebbero partecipare allo sviluppo di linee guida per la verifica delle competenze nella tardo-carriera dei medici, che può includere una valutazione periodica della salute fisica e mentale, test neurocognitivi, e la revisione delle capacità di cura clinica.

La questione non è se la valutazione formale della competenza del medico è necessaria o auspicabile, ma se l’invecchiamento ed i medici con lunga carriera richiedano una serie distinta di regolamenti e linee guida di ricertificazione che determinano il loro idoneità al servizio; se i tests neurocognitivi siano il miglior strumento di screening dell’invecchiamento dei medici; e se l’adeguata valutazione delle competenze del medico possa verificarsi in un ambito che sovrastima gli elementi strutturali e organizzativi dell’ambiente di lavoro clinico.
Anche se ci sono notevoli dati pubblicati su come le caratteristiche del medico siano legate alla conoscenza e alla pratica clinica attuale, i risultati sono variabili e influenzati da come viene misurata la qualità.
I programmi di valutazione del medico attualmente in corso in USA si concentrano sulla performance individuale del medico e riguardano l’effetto degli elementi organizzativi e strutturali sulla sanità. Qui sta una limitazione critica.
Mentre è ragionevole che gli obiettivi di qualsiasi programma di valutazione delle competenze siano di migliorare la sicurezza dei pazienti, ridurre i costi e migliorare la salute della popolazione, tenendo conto che l’ampio sviluppo dell’uso dell’informatica può modificare questi parametri.

La conclusione dell’articolo sottolinea come il tasso di variazione della funzione esecutiva, della saggezza,della memoria e di altri componenti della cognizione non è lineare, può variare in maniera imprevedibile nel tempo, e tali parametri possono essere influenzati da una varietà di fattori indipendenti dall’ età. I medici più anziani portano competenze preziose, esperienza clinica e le esperienze di vita che si possono ottenere solo con anni di pratica. I medici più giovani possono portare vitalità e l’innovazione. Invece di isolare i medici in via di invecchiamento, standard accettabili di valutazione dovrebbero essere sviluppati in modo che possano essere applicati a tutti i medici, indipendentemente dall’età, dove e quando lavorano.
In Italia il tema non è ancora in agenda, il medico ha una licenza a vita e l’efficacia dell’obbligatorietà dei corsi ECM è tutta da valutare, ma mutatis mutandis è auspicabile che una sensibilità su questi temi venga comunque acquisita, stante la variegata realtà professionale e, non solo anagrafica, nazionale.