A cura di: Maurizio Lucarelli – MMG Perugia – Responsabile area endocrinologia SNAMID.
La gestione della malattia di Graves comprende il trattamento con farmaci antitiroidei, il radioiodio o la tiroidectomia. L’approccio ottimale dipende dalle preferenze del paziente e dalle specifiche caratteristiche cliniche del paziente, come l’età, la storia di aritmie o di cardiopatia ischemica, le dimensioni del gozzo, e la gravità della tireotossicosi. I medici dovrebbero avere familiarità con i vantaggi e gli svantaggi di ogni terapia per meglio consigliare i loro pazienti.
Per il clinico è molto interessante, nella gestione del paziente affetto da Malattia di Graves, l’articolo pubblicato recentemente su JAMA1 dove gli autori confrontano i dati in letteratura degli ultimi 15 anni sulla gestione terapeutica di questa patologia tiroidea.
Sono stati esaminati 13 studi clinici randomizzati, 5 recensioni sistematiche e meta-analisi, e 52 studi osservazionali. La malattia di Graves rappresenta la causa più comune di ipertiroidismo nell’adulto con una incidenza del 3% nelle donne e del 5% negli uomini. I pazienti con Graves posso essere trattati con: farmaci antitiroidei, iodio radioattivo, interventi chirurgici (tiroidectomia).
La decisione sull’approccio terapeutico dipende da vari fattori, clinici, geografici e non ultime le volontà del paziente. Il trattamento con farmaci antitiroidei da 12- a 18 mesi porta ad una remissione di circa il 50% dei pazienti, ma può causare potenziali e significative (anche se rare) reazioni avverse, tra cui agranulocitosi ed epatotossicità. Le reazioni avverse si verificano in genere entro il primo 90 giorni di terapia.
Il trattamento della Malattia Graves con radio-iodio o la rimozione chirurgica della ghiandola, richiedono la terapia sostitutiva con levotiroxina per tutta la vita. L’uso di radiodio è stato anche associato al peggioramento dello sviluppo della malattia tiroidea dell’occhio in circa il 15% al 20% dei pazienti. La chirurgia è favorita nei pazienti con concomitanti noduli tiroidei sospetti o maligni, iperparatiroidismo evidente e nei pazienti con gozzo di grandi dimensioni o da moderata a grave oftalmopatia Basedowiana che non possono essere più trattati usando farmaci antitiroidi; ma la chirurgia è associata a potenziali complicazioni come ipoparatiroidismo e paralisi delle corde vocali in una piccola percentuale di pazienti.
In gravidanza i farmaci antitiroidei sono la terapia primaria, ma alcune donne con malattia di Graves optano per la terapia definitiva con la RAI o interventi chirurgici prima di rimanere incinta per evitare potenziali effetti teratogeni dei farmaci antitiroidei durante la gravidanza.
Questo lavoro sottolinea come la conoscenza del paziente e delle sue aspettative di salute siano fondamentali per la decisione terapeutica. Anche nel documento di consenso sulla gestione della Malattia tiroidea cronica2 stilato dalle tre società scientifiche SNAMID, AME, FADOI, nel 2015, si evidenzia come il follow-up di una situazione clinicamente stabile passa al MMG con il suggerimento di verificare periodicamente i livelli di TSH reflex ed eventualmente interagire con lo specialista endocrinologo tenendo conto delle altre patologie del paziente o delle sue aspettative terapeutiche.
Bibliografia
2. Montanari P. et al Malattia Tiroidea Cronica – criteri prescrittivi e di gestione condivisi tra MMG e Specialisti Endocrinologi Ed Cardano 2015 http://aws.snamid.it/?p=6621