Tempo di lettura stimato: 2 minuti

I risultati dell’indagine europea AMPHORA condotta dall’Istituto Superiore di Sanità fanno emergere il divario tra Italia e Paesi Europei sull’integrazione nella pratica quotidiana dell’uso degli strumenti essenziali di prevenzione nei contesti di assistenza sanitaria primaria

In Europa il consumo rischioso e dannoso di alcol è il secondo fattore di rischio di mortalità prematura e disabilità e di numerose patologie tra cui i disordini neuropsichiatrici, le malattie cardiovascolari, la cirrosi epatica ed il cancro. Nella pratica professionale quotidiana, gli operatori dell’assistenza sanitaria primaria incontrano di frequente pazienti che consumano alcol con modalità rischiose e dannose per la propria salute, ed hanno quindi l’opportunità di identificare ed intervenire in questi casi informando e assistendo i pazienti sui rischi di tale consumo.

Nell’ambito delle attività del progetto europeo AMPHORA – A/cohol Measures for Public Health research Alliance, Commissione Europea, l’Istituto Superiore di Sanità (155),attraverso l’Osservatorio Nazionale Alcol del CNESPS, Centro OMS per la Ricerca sull’alcol, in collaborazione con la Società Nazionale di Aggiornamento per il Medico di Medicina Generale (SNAMID) ha svolto un’indagine conoscitiva nazionale sulle conoscenze, le attitudini e le percezioni dei medici di medicina generale (MMG) sull’uso degli strumenti di Identificazione Precoce e delle pratiche di Intervento Breve (IPIB) del consumo rischioso e dannoso di alcol e dell’alcoldipendenza. Obiettivo principale l’identificazione delle principali barriere e dei fattori favorenti l’implementazione dell’lPIB nell’assistenza sanitaria primaria al fine di fornire originali evidenze volte a migliorare la programmazione degli interventi in sanità pubblica per la riduzione del danno alcol-correlato.

Oltre il 50% dei MMG che hanno partecipato alla surveyeuropea ha lamentato di non aver ricevuto una formazione universitaria o post-universitaria sufficiente e specifica e/o un’adeguata offerta di-formazione attraverso educazione medica continua (ECM) o supervisione clinica sull’alcol e sulle Patologie e/o Problematiche Alcol-Correlate (PPAC). Il 28% ha quantificato la formazione individuale in periodi variablli “da 4 a lO ore”, il 26% in “meno di 4 ore”, il 24% ha dichiarato di non aver ricevuto “nessuna” formazione. Solo il 7% dichiara di aver avuto una formazione specifica superiore alle 40 ore in tutta la vita professionale.

Leggi l’articolo completo
Consulta i risultati della survey di SNAMID