Il 31 maggio 2004 è stato varato un decreto legge che detta le nuove regole per le Società Scientifiche che aspirano al ruolo di provider ECM: la regola più restrittiva sembra essere la necessità di avere iscritti almeno il 30 % dei professionisti della specialità alla quale la Società Scientifica si riferisce. Per la medicina generale il compito appare proibitivo, in quanto si tratta di riunire circa 20.000 colleghi, cifra ben lontana dalle più ottimistiche previsioni di qualunque delle Società attualmente esistenti.
Sembra di intuire la volontà di arrivare con la legge dove non si è riusciti ad arrivare con le trattative in sede di definizione dei criteri necessari per ottenere l’accreditamento dei provider. La richiesta del Ministero della Salute era infatti che tutte le Società Scientifiche della medicina generale si riunissero sotto un’unica sigla, richiesta a suo tempo considerata inaccettabile da tutti i diretti interessati.
Altro punto scottante, contro il quale hanno già protestato alcune organizzazioni sindacali di categoria, è la novità introdotta con una nota del Ministero della Salute il 2 luglio 2004, nella quale si comunica che l’unica Società ammessa a formare e scegliere i referee per l’ECM sarà la FISM, la Federazione delle Società Medico Scientifiche. La principale critica che viene mossa a questa decisione è che affida un compito pubblico, gestito con denaro pubblico, ad un soggetto privato.
Infine, notizia dell’ultima ora, il Ministero della Salute intederebbe abolire, verosimilmente da settembre, i cosidetti “minimeeting”; gli incontri formativi dovranno durare almeno 6 ore, non potranno avere uno sponsor unico, i docenti dovranno garantire, oltre l’assenza del conflitto di interesse, anche una reale competenza sull’argomento trattato.
Come commentare tutte queste novità? Se da una parte può essere condivisibile lo sforzo del Ministero della Salute di limitare l’ingerenza delle Aziende Farmaceutiche nel delicato campo della formazione, (attenzione però che un ECM svuotato di ogni interesse per le Aziende può voler dire il ritiro di ogni sponsorizzazione) meno d’accordo bisogna essere rispetto alle tentazioni dirigiste e monopolistiche del Ministero, che vorrebbe pochi interlocutori e sottoposti al vaglio preventivo della FISM. E’ evidente che un organizzazione del “sistema ECM” pluralistica e variegata sia più difficile da gestire, ma sarebbe comunque garanzia di vitalità e dinamismo, qualità così necessarie nel panorama della formazione continua.