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Difficile, ma non impossibile, la tutela del diritto alla salute dei pazienti

A cura di: Roberto Stella – MMG – Presidente Nazionale SNAMID

La classe medica è da tempo preoccupata e disorientata per il susseguirsi di provvedimenti che, nel nome del concetto di appropriatezza, delimitano e riducono l’autonomia del medico rispetto alla prescrizione di esami ed indagini diagnostiche. A ciò si aggiunge un’esasperata attenzione alla spesa sanitaria ed alle politiche di risparmio, che si traduce spesso in tagli alla sanità e nell’implementazione di meccanismi di verifica e controllo dell’attività dei professionisti. La tutela della salute passa certamente anche attraverso una giusta attenzione ed un altrettanto giusto contrasto all’abuso di esami e una limitazione della loro indicazione, ma non è conseguente che da tali limitazioni ne possa derivare un risparmio.

Più che di appropriatezza prescrittiva si dovrebbe parlare di appropriatezza clinica, che si traduce nell’effettuare la prestazione giusta in modo giusto, al momento giusto, al paziente giusto rispondendo a criteri di sobrietà, rispetto e giustizia del paziente considerando in modo attento il rapporto tra benefici e possibili danni.
Rispetto del malato, con tutti i suoi valori e le sue preferenze, in uno stretto rapporto con la capacità del medico di utilizzare esami e terapie scientificamente provate, unitamente ad una profonda abilità di instaurare con il paziente una relazione fatta prima di tutto di ascolto, comprensione, consigli e successivamente di prescrizioni.

Tecnologia, prescrizioni, appropriatezza, farmacoeconomia, controllo della spesa, decreti e norme sono i parametri sui quali dobbiamo fondare l’atto medico ed il rapporto di cura con i nostri pazienti ?

Oggi più che mai è ineludibile promuovere un modello che sappia coniugare ciò che attiene alla ricerca ed al progresso scientifico e le loro inevitabili applicazioni, ad una pratica clinica quotidiana che tenga conto dell’individuo, della sua tutela, delle sue scelte, affinchè le nuove offerte diagnostiche e terapeutiche ed i modelli decisionali della medicina prendano in considerazione anche l’opinione del paziente. Si vuole ribadire non un modello puramente teorico, ma un metodo clinico che risponda alle esigenze di concretezza ed operatività dei medici nel quale hanno pari dignità i problemi di salute e il vissuto del paziente rispetto alla sua malattia.

Quindi le pratiche “a rischio di inappropriatezza” non saranno intese da SNAMID come liste di esclusione, ma come pratiche da utilizzare dopo un’attenta valutazione del professionista, supportata dal dialogo con il paziente per giungere a scelte informate su rischi e benefici, che tengano conto dei valori e delle preferenze del paziente nel rispetto dell’autonomia decisionale del medico.

“Quello che abbiamo in Italia, cioè accesso a cure e a prestazioni di massimo livello e di massima eccellenza in modo gratuito per tutti, a prescindere dalla propria carta d’identità e dalla propria carta di credito o dal fatto di avere o meno un’assicurazione privata, è una ricchezza sociale del nostro Paese” ha dichiarato recentemente il Ministro della Salute Lorenzin.
E’ necessario tuttavia che tale ricchezza non venga limitata da norme che possano mettere a rischio il rapporto fiduciario tra medico e paziente, che facciano ricadere sul medico scelte clinico diagnostiche riduttive, che costringano i pazienti a rinunciare ad accertamenti diagnostici in quanto non accessibili con il sistema sanitario nazionale.

Prendersi cura della persona significa mettere insieme scienza e pratica clinica, etica e deontologia, relazione e ascolto, volontà e decisione politica che possano permettere di realizzare compiutamente il diritto di ogni cittadino alla salute.