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Dichiarazione di programma – SNAMID

A cura di: Gianluigi Spata con la coll. di Giuseppe Figliola e Amedeo Ponissa
Area Diabetologica – Centro Studi SNAMID

Alla luce dei dati epidemiologici che riguardano il diabete secondo i quali, nel mondo e quindi anche nel nostro paese, la prevalenza della malattia è in continua crescita, diventa sempre più importante studiare strategie nuove per arginare quella che sta diventando una vera e propria pandemia.
In un momento particolare per la nostra Sanità, con risorse limitate e definite, diventa necessario rinforzare le modalità di approccio e gestione della patologia e stabilire percorsi uniformi su tutto il territorio nazionale.
Nel programma futuro SNAMID si vogliono enfatizzare quelli che sono i punti fondamentali per un corretto approccio alla patologia e che faranno parte del programma di formazione della nostra società:

  • Prevenzione, diagnosi e trattamento precoce;
  • Il problema dell’inerzia terapeutica;
  • L’uso dei farmaci di nuova generazione, soprattutto quelli gravati dal piano terapeutico;
  • L’Integrazione Territorio – Ospedale.

Il MMG ha tutti i mezzi e i dati per fare prevenzione e diagnosi precoce in quanto si trova in una situazione di privilegio rispetto allo specialista perché è a conoscenza dell’anamnesi familiare e personale del proprio paziente e può mettere in atto tutte quelle strategie improntate a modificare lo stile di vita del proprio assistito: si tratta di rendere attuale quel modello di “medicina di iniziativa” ancora ben lungi dall’essere universalmente applicato.

La diagnosi precoce è di fondamentale importanza in quanto numerose persone non sanno di essere affette da tale patologia e il cui riscontro, purtroppo, avviene con un ritardo di circa 9 -11 anni quando ormai sono già presenti le prime complicanze (ad esempio:la retinopatia diabetica già presente al momento della diagnosi). La diagnosi precoce, basata su criteri diagnostici ben definiti, sia clinici che di laboratorio (si ricorda che IGT e IFG sono fattori di rischio tanto importanti quanto spesso non sufficientemente tenuti in considerazione), è importante nel ridurre incidenza e gravità delle complicanze.

Nelle strategie terapeutiche è di fondamentale importanza per la medicina del territorio la conoscenza di tutti i farmaci, attualmente disponibili compresi quelli di nuova generazione, vincolati al piano terapeutico e dei meccanismi d’azione ma è indispensabile tener presente il problema dell’inerzia terapeutica che può portare a ritardi nella modifica della terapia con conseguente precoce insorgenza di possibili complicanze o del loro eventuale peggioramento.

Appare ancora fondamentale superare almeno 2 ulteriori elementi che portano ad una disomogenea erogazione delle prestazioni in ambito diabetologico. La prima di queste può essere individuata nella “rigidità” dei PDT (percorsi diagnostico-terapeutici): probabilmente molto “performanti” laddove, come nei grossi centri urbani, vi è un gran numero di servizi diabetologici – territoriali o ospedalieri – ma che necessitano dell’attività vicariante del medico di medicina generale nei centri più piccoli e nelle comunità ove difficoltà, per esempio, di natura orografica rendono difficoltoso l’accesso alle strutture stesse della persona con diabete. Il secondo elemento va individuato nel diverso coinvolgimento del medico di medicina generale nei progetti di gestione della patologia e dalla diversa gratificazione – anche economica – che ne trae. La motivazione di questa seconda condizione è da correlare al vizio capitale della contrattazione decentrata che genera modelli assistenziali diversi in funzione della sensibilità degli Assessorati regionali alla Salute ed della capacità di negoziazione dei rappresentanti sindacali che portano avanti le trattative.

L’esigenza di cambiamento nell’assistenza diabetologica, espressa come necessità d’integrazione tra i diversi livelli assistenziali, recupero delle professionalità ed ottimizzazione delle risorse, può trovare una risposta pratica nel coinvolgimento del medico di medicina generale e dei servizi territoriali di riferimento.

Nella valutazione dell’impatto di un decennio di applicazione di gestione integrata del Diabete Mellito tipo 2 gli andamenti temporali hanno dimostrato sia un miglioramento delle capacità di diagnosi precoce e di cura della malattia diabetica, ma implicitamente anche l’effettiva capacità della Medicina Generale, in virtù della sua capillare distribuzione sul territorio, di raggiungere anche quei pazienti difficilmente reclutabili da strutture a maggiore complessità organizzativa.

Solo attraverso una formazione specifica su tale patologia e attraverso la sperimentazione di nuove strategie finalizzate alla ricerca di una più efficace ed efficiente integrazione tra Territorio e Ospedale – sempre in ossequio alle linee guida – si possono prevenire o ritardare l’insorgere delle complicanze croniche del diabete con un guadagno in termini di salute e di risparmio.

Crediamo che fare formazione su questi temi sia il modo migliore per arrivare ad un maggior controllo della omeostasi glicemica con conseguente prevenzione delle gravi complicanze del diabete. Solo dopo questa tappa fondamentale, quella formativa, si potrà dare avvio ad un modello assistenziale che veda la Medicina Generale uniformemente coinvolta a livello nazionale in un unico progetto diagnostico-terapeutico. E’ questo, a partire da ora, l’ambizioso programma che porterà avanti SNAMID.