Il nuovo anno inizia con strategie chiare e non “fumose”
Francesco Chiumeo – Referente Nazionale Area Pneumologica SNAMID
Il primo giorno non festivo del 2014 il New England Journal of Medicine presenta una review sulla lotta al fumo di tabacco di Prabhat Jha e Richard Peto1 riguardo ricerche multicentriche canadesi e inglesi sugli effetti del fumo, dello smettere di fumare e della tassazione sul fumo.
Sempre al sorgere dell’anno, Il BMJ pubblica un editoriale di Fiona Godlee2 che affronta la lotta al fumo ponendo un interrogativo, non meno rilevante. La comunità scientifica come deve considerare le sigarette elettroniche? Un metodo sicuro ed efficace per eliminare il tabacco (ci sono alcune fonti che supportano questa tesi per la minimizzazione dei danni) o piuttosto come un grave rischio per la salute pubblica per il loro potenziale a normalizzare il fumo e renderlo alla moda soprattutto tra i più giovani? Il sindaco di New York, Michael Bloomberg, ha reso nota la sua posizione. In uno dei suoi atti finali, prima di lasciare il suo incarico, ha vietato l’utilizzo delle sigarette elettroniche in tutti i luoghi pubblici chiusi.
Sul New England1, Prabhat Jha e Richard Peto descrivono non solo l’andamento epidemiologico del rischio longitudinale di fumo di tabacco dalla giovane età fino a settant’anni, ma dimostrano che il costo delle sigarette e la forte tassazione sulle medesime è motivo significativo di allontanamento dal fumo al pari o più, forse, delle campagne pubblicitarie di disuassefazione.
Le sigarette elettroniche hanno introdotto elementi di complessità nell’approccio alla lotta contro il fumo, poiché il concetto del male minore o del trend di moda, che fumare elettronico non fa poi cosi male, complica l’approccio degli operatori della salute riguardo la dipendenza da fumo.
A questo proposito ancora Bloomberg dà l’esempio che si possono raggiungere risultati straordinari sulla tutela della salute pubblica compiendo scelte precise e chiare. Sebbene i suoi critici lo abbiano accusato di non aver saputo affrontare le ineguaglianze sociali dilaganti di New York, non c’è dubbio che abbia creato una leadership globale nel campo della salute pubblica. I suoi provvedimenti amministrativi contro l’utilizzo di tabacco, acidi grassi e bevande zuccherate e la promozione di attività fisiche e calcolo delle calorie sui menu, sono state riconosciute come influenti nel miglioramento dell’aspettativa di vita dei newyorkesi (attualmente 2 anni in più rispetto alla media nazionale statunitense). Altrettanto importante la sua chiarezza e il suo coraggio che hanno aiutato le amministrazioni di tutto il mondo ad adottare una rigida posizione contro industrie e comportamenti che danneggiano la salute pubblica.
Ci saranno altre nazioni che seguiranno la sua decisione riguardo le sigarette elettroniche? La Scozia potrebbe essere una di quelle perché ha buone ragioni per affermare la propria leadership nel settore della salute pubblica all’interno del Regno Unito. È stata la prima regione in Gran Bretagna ad eliminare il fumo dai locali pubblici, il governo scozzese ha promosso pacchetti di sigarette standard e ha adottato una linea rigida sul prezzo minimo dell’alcool, in netto contrasto con le ambiguità del restante governo britannico. L’obiettivo è quello di far diventare la Scozia entro il 2034 una nazione “senza fumo”. Il successo di questa iniziativa potrebbe dipendere anche dalla posizione adottata nei confronti delle sigarette elettroniche. Se da un lato le sigarette elettroniche aiutano qualcuno a smettere di fumare, dall’altro minacciano di offuscare le battaglie e invertire i profitti ottenuti faticosamente nel controllo del tabacco.
Nel loro articolo di analisi Marisa de Andrade e colleghi3, avvertono che lo sfruttamento commerciale delle sigarette elettroniche sta minando i potenziali benefici della salute pubblica. L’industria (del tabacco) sostiene che le sigarette elettroniche siano soltanto utilizzate per la minimizzazione dei danni. Tuttavia si stanno sviluppando e promuovendo prodotti che ne incoraggiano l’uso prolungato sia tra i nuovi utenti che tra gli attuali fumatori. Le sigarette elettroniche, inoltre, legittimano l’industria di produzione del tabacco ad ottenere un seggio di “partner” al tavolo della politica sanitaria.
La lotta al fumo di tabacco deve essere una lotta dura alla dipendenza comunque. I danni sono evidenti e la minimalizzazione non è elemento risolutivo né utile al rischio multiplo o a malattie complesse di cui soffrono molti cittadini, sia in contesto di economie mature, che emergenti. Il disinvestimento nel contrasto all’evoluzione della dipendenza del fumo di tabacco rappresentata dal’avvento della sigaretta elettronica va respinto per mantenere alta la vigilanza sulla qualità della salute. È importante infine che la letteratura scientifica e tutte le riviste di ricerca e pratica clinica si mantengano ferme e distanti dai tentativi della multinazionali di tabacco di partecipare anche surrettiziamente a sperimentazioni o ricerche sul fumo. Non si scherza con la salute dei cittadini.
Bibliografia
- Prabhat Jha and Richard Peto Global Effects of Smoking, of Quitting, and of Taxing Tobacco N Engl J Med 2014;370:60-8.
- Fiona Godlee Hold the line against tobacco BMJ 2014;348:f7686
- Marisa de Andrade et al Promotion of electronic cigarettes: tobacco marketing reinvented? BMJ 2013;347:f7473