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Problemi e criticità generate da un paziente
“informato” nell’era digitale
Isabella Cecchini – Direttore Dipartimento Ricerche sulla Salute – GfK Eurisko

I dati rilevati da una recente ricerca GfK Eurisko sulla popolazione italiana testimoniano la crescita costante del numero degli Internauti, che sono passati nel decennio 2010-2012 dall’11% al 57%. Si tratta di una popolazione giovane e/o giovanile, che nei due terzi ha utilizzato Internet per cercare informazioni sulla Salute. Questi potenziali pazienti ‘evoluti’ appartengono ad una fascia socio-culturale medio-alta, ma predittiva di un lento e costante cambiamento nel mondo della salute. Le informazioni che i pazienti cercano non sono solo di tipo pratico o logistico (centri/ospedali/medici), anzi più spesso sono di ricerca e approfondimento su sintomi e malattie (81%). Quindi il web influenza decisioni e comportamenti di pazienti che comunque ritornano (quasi) sempre dal proprio medico per confrontarsi e chiedere un parere. Infatti il 77% dei soggetti studiati ha scelto di condividere e approfondire con il proprio medico le informazioni raccolte. Anche perché spesso le informazioni ‘pescate in rete’ sono percepite come confuse e difficili da organizzare. Il paziente non sa dove cercare, non è a conoscenza di siti specifici, dei contenuti disponibili e quasi sempre non riesce a trovare precisamente quello che cerca. La conoscenza medica è sempre più accessibile, ma la maggiore disponibilità di contenuti digitali ha creato anche nuove sfide nell’ambito dell’informazione medico-scientifica.

C’è bisogno del medico che si ponga come guida, facilitatore che offra spunti, dia riferimenti, garantisca affidabilità, e sia aperto ad un sapere condiviso. Infatti è fondamentale, per ottenere risultati accurati, l’abilità e la perizia del ricercatore al fine di un corretto utilizzo dei motori di ricerca in ambito medico-scientifico. L’efficacia della ricerca è maggiore per sintomi unici e segni facilmente traducibili in “parole chiave”, mentre lo è meno nei casi di malattie complesse con sintomi non specifici. Il tasso di accuratezza è massimo nei siti governativi e minimo nei blog, fattore che viene percepito anche dall’utente non esperto.

Per il medico è opportuno ridefinire la relazione con un paziente che è sempre più autonomo, sempre più ricettivo degli stimoli esterni, sempre più attento e consapevole. Ma non per questo meno bisognoso di un confronto con la figura di un professionista fiduciario nel campo della salute: una figura a cui riconosce sempre professionalità e competenza, insomma il proprio lato mancante. Se, quindi, da una parte scopriamo un paziente che pretende, anche giustamente, di diventare protagonista della propria salute e del proprio percorso, dall’altra lo troviamo disponibile, aperto e ad un confronto trasparente e collaborativo con il medico.

Di fronte a questo nuovo contesto generato daIl’informazione generata dal web i medici di medicina generale appaiono più reticenti e ‘timidi’ rispetto agli specialisti nel voler ridefinire il rapporto con il paziente. Forse perchè più di altri ‘temono’ la perdita del proprio ruolo. Però un buon 45,1% ha dichiarato di essere disponibile a condividere esami/referti e circa un terzo del campione intervistato si è comunque mostrato disponibile ad ampliare la visuale del proprio rapporto con il paziente attraverso le nuove tecnologie). Le piattaforme multicanale dedicate al medico sono le preferite perché capaci di unire l’eterogeneità delle informazioni utile (schede, video, articoli scientifici ecc.) con la rapidità di scelta per la loro fruizione nella pratica clinica.

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