Da ottobre sono sospesi gli accreditamenti di convegni, corsi e degli altri eventi di formazione e aggiornamento permanente per medici e operatori sanitari
Ecm in ‘stand by’. Tutto fermo in attesa che ministero della Salute e Regioni definiscano le nuove regole, necessariamente entro la fine dell’anno, quando scadrà la fase sperimentale dell’Educazione continua in medicina. Il rischio, paventato da operatori e provider, è che il sistema salti. E da gennaio non vengano più organizzati eventi formativi.
Il destino dell’Ecm “non è affatto segnato – ci tiene a sottolineare Maria Linetti, direttore dell’Ufficio formazione continua del ministero della Salute – entro fine anno arriverà l’accordo Stato-Regioni sul Piano nazionale di formazione. Stiamo lavorando per garantire un sistema Ecm condiviso e di qualità, con regole certe per non procedere più a singhiozzo. Il ministro della Salute sta attivando tutti i contati con gli assessori regionali alla Sanità per arrivare a una posizione comune sull’Ecm”, sottolinea la Linetti dicendosi “ottimista. Il tempo c’è. Cinque anni fa la fase sperimentale è partita con un accordo Stato-Regioni del 20 dicembre, quasi a fine anno, dunque”. Equilibrio finanziario, regole certe e uguali per tutto il Paese: queste alcune delle richieste della Commissione Ecm del ministero della Salute, che a settembre ha chiuso i lavori con un documento inviato al ministro della Salute, in cui vengono tracciate le direttrici per la formazione continua dei prossimi anni. “E’ necessaria una chiara definizione dei ruoli e dei compiti – spiega Amedeo Bianco, presidente della Federazione degli Ordini dei medici e vicepresidente della Commissione Ecm – per garantire ‘chi fa cosa’ ed evitare sovrapposizioni che sanno di conflitto di interesse: ad accreditare i provider o a valutare i loro requisiti e l’efficacia degli eventi non possono essere gli stessi provider. Sembra scontato, ma non sempre lo è stato. Il sistema deve trovare un equilibrio finanziario, con le risorse per garantire una formazione autonoma e indipendente, principio che va mantenuto saldo”.
E ancora, “la cornice di regole generali deve essere nazionale. Come ci sono i Livelli essenziali di assistenza – afferma Bianco – dovrebbero esserci i Lea della formazione, cioè livelli uniformi in tutto il Paese, ritenuti efficaci e appropriati a migliorare il patrimonio di conoscenze degli operatori”. No alla parcellizzazione del sistema in 20 micro-sistemi regionali – è la posizione della vecchia Commissione Ecm – con scambi di crediti e altre ‘operazioni’ del genere. “Il sistema a regime deve saper valutare meglio di quanto avvenuto in questi anni – prosegue Bianco – i bisogni degli operatori e le attività formative”. Sì “all’intervento di soggetti privati, come le società scientifiche, nell’organizzazione dei corsi, da non lasciare solo alle aziende del Ssn, che restano comunque il baricentro del sistema”. E infine, “riconoscimento del ruolo degli Ordini professionali, che sono i garanti della qualità della formazione”, sottolinea Bianco.